Review

Silenced by Sound in il manifesto (Italian)

The Good Ones, dal Ruanda profondo con molto amore

By Marco Boccitto
il manifesto
06.12.2019

Un disco e un libro. Il nuovo album del trio che è riuscito a curare le ferite del genocidio con la musicoterapia degli impasti vocali. Ennesimo capitolo della sfida per la giustizia nell’arte del produttore Ian Brennan

La più raffinata musica rurale del pianeta è una sorta di bluegrass tropicalec?he viene su dal Ruanda profondo e racconta una storia lunga e accidentata di redenzione collettiva. Alla fine della quale risulta chiaro che The Good Ones, «i buoni», con i brutti e i cattivi hanno chiuso per sempre.

È LA LOGICA EVOLUZIONE di un percorso che inizia alla fine degli anni ’70, attraversa con perdite l’orrore genocidiario del 1994 e a quell’intersezione dolorosa in cui avevamo lasciato il paese, 25 anni fa, si rigenera. Qui ci sono solo sopravvissuti, sulla base del canone che nasce spontaneo nell’intima relazione stabilita da tre voci, il temibile tridente tutsi-hutu-abatwa che si scioglie in rigogliose armonizzazioni vocali e una sontuosa economia di gesti, ingredienti, strumenti musicali in parte inventati, all’insegna di un minimalismo squisitamente contadino.

Il brano che lancia il loro nuovo album – Rwanda, You Should Be Loved (Anti- ) – si chiama appunto The Farmer e celebra il pilastro della catena alimentare comunitaria, la figura archetipica del piccolo agricoltore locale. Ma insieme ne certifica lo sgomento, quando si rende conto che da sola la sua volontà non basta neanche a produrre il cibo per sé e la propria famiglia.

IL RESTO SI CAPISCE quanto basta, anche per chi mastica poco il
kyniarwanda dialettale dei loro ristretti paraggi, semplicemente scorrendo
l’inglese di cortesia adottato per i titoli: «Malgrado tutto ancora ti voglio
bene», «Mia moglie è stupenda come un tramonto», «Il più intelligente dei
miei amici è uscito fuoridi testa»… Quanto basta è la parola d’ordine che
istruisce anche gli esotici contributi di Nels Cline (Wilco), Tunde Adebimpe
(TV on the Radio), Corin Tucker (Sleater-Kinney), Joe Lally (Fugazi) e Kevin
Shields (My Bloody Valentine), che entrano ed escono da molte delle 12
tracce che compongono il disco in punta di piedi. Folate leggere e
dolcemente pennellate da Ian Brennan, che ha prodotto anche questo terzo
disco del trio ruandese, registrandolo in totale naturalezza e comfort creativo a casa di Adrien Kazigira, che con Janvier Havuglmana e Javan Mahoro forma The Good Ones. Nella stessa fattoria priva di luce e acqua – luogo di dolore pietrificato e di inaudita speranza, a distanza siderale dalla fibra ottica che inorgoglisce la capitale Kigali e il volto disinvolto del presidente Paul Kagame – in cui li aveva scovati una decina di anni fa. E che hanno lasciato solo recentemente per imbarcarsi nel loro primo tour americano.

BRENNAN DEL RESTO ne ha fatto un ariete tricefalo nella sua battaglia per un’equa distribuzione dell’arte e il giusto riconoscimento del talento musicale a prescindere dal passaporto che uno può avere o non avere in tasca. Come i veterani vietnamiti della “guerra americana” di cui ha risvegliato le voci silenziate in Hanoi Masters (https://www.ilmanifesto.it/le-cicatrici-musicali-del-nuovo-vietnam/), come gli albini della Tanzania che hanno intonato il senso del loro riscatto (https://www.ilmanifesto.it/albino-pride-il-potere-bianco- dellafrica/) in African White Power; per non dire dell’energia sprigionata dalle canzoni nate in un carcere di massima sicurezza del Malawi – Zomba Prison Project – che ha finito per investire e spettinare anche gli inamidati premi Grammy.

Una battaglia vinta, in questo caso, dopo secoli di palesi ingiustizie. Gli effetti benefici di una ribellione convinta e bene argomentata da Brennan, che ha un ennesimo sussulto nel suo quinto libro, Silenced by Sound – The Music Meritocracy Myth (PM Press 2019) (https://www.pmpress.org/index.php?l=product_detail&p=1042), pubblicato insieme al disco dei suoi amici ruandesi. I custodi di turno di un canzoniere potenzialmente inesauribile, una forma suprema di musicoterapia in cui anche il lamento più inconsolabile contiene in sé la gioia di essere e di esprimere uno stato di grazia fuggente che varrebbe davvero la pena condividere col resto del mondo.

Il disco Rwanda, You Should Be Loved e il libro di Ian Brennan Silenced by Sound – The Music Meritocracy Myth (PM Press) verranno presentati oggi 6 dicembre a Roma alle 19, con le immagini di Marilena Delli, presso la libreria Griot (https://www.libreriagriot.it/)

Silenced by Sound: The Music Meritocracy Myth

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